«Mezzaparola», la rubrica di Portolano sulle parole. Si fa presto a dire “castello”! (castrum -قصر – cassariàrisi)

di Salvatore Nicosia

Il latino castrum “fortino, luogo fortificato” (da Plauto, III-II sec. a.C.) passa al greco bizantino kastron (soprattutto “castello”: ma il latino castellum non è altro che il diminutivo di castrum) seguendo un percorso anomalo: nel mediterraneo le parole passano soprattutto dal greco (più antico di qualche secolo) al latino (più recente). Così per “filosofia”, “musica”, “politica”, “storia”, e l’intero lessico intellettuale ‘europeo’; ma nell’età imperiale numerosi termini, soprattutto di ambito militare e amministrativo, vengono imposti da Roma alla Grecia conquistata. 

Gli Arabi riprendono dai bizantini il termine kastron adattandolo alla struttura fonetica della loro lingua, e a Palermo indicano con قصر (kaṣr) la fortezza elevata (nel luogo del futuro Palazzo dei Normanni), il quartiere circostante, e la via principale di esso. Da qui il palermitano (e poi siciliano) càssaru. Quando, molti decenni fa, mi inurbai nella felicissima città di Palermo, nessun cocchiere, nessuna persona anziana mostrava di conoscere la via Vittorio Emanuele. L’antica denominazione, motivata e legittimata dal dato topografico (l’esistenza del castello), resisteva ancora a secolari mutevoli denominazioni dettate soltanto da adulazione politica: prima il viceré Toledo (dal 1564), poi il Savoia (1860) prontamente acclamato dai Siciliani senza essere ancora re d’Italia. Nel frattempo, il cassaru, come “via principale”, aveva gettato le radici nel siciliano (anche fuori Palermo): e cassariàrisi un po’ dovunque in Sicilia vale “passeggiare nel corso principale”, e con espansione metaforica “esibirsi, farsi guardare, pavoneggiarsi”.

Dall’Italia l’antico castrum ha viaggiato verso la Grecia e l’Oriente per poi tornare, veicolato da un’altra lingua e da un altro popolo, e arricchito da espansioni semantiche (c’è anche cassariata “passeggiata), nel luogo di partenza. Un prestito restituito con gli interessi, come sempre fanno le lingue, ma non sempre gli uomini.

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MEZZAPAROLA è la rubrica di Portolano dedicata alle parole e ai viaggi che esse, da brave migranti eterne, intraprendono nello spazio e nel tempo. Una rubrica come un gioco di parole che vuole testimoniare – come ci scrive proprio Salvatore Nicosia che l’ha inauguratauno dei mille esempi che si potrebbero fare di questo straordinario turbinio delle parole (e degli uomini che le pronunziano) che da sempre ha caratterizzato il Mediterraneo, mare chiuso e apertissimo: un fenomeno di fronte al quale ogni strategia di contenimento e di repressione si appalesa antistorica, stupida e destinata a fallire.

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