Portolano: «Come le parole del rap riescono a federare la gioventù marsigliese» di Laurence Mildonian

di Laurence Mildonian1

Progetto grafico di Ludovica Masia


Lauren Hartmann, neolaureata in Scienze del linguaggio ad Aix-Marseille Université, ha dedicato il suo elaborato finale alle parole di origine straniera utilizzate nell’album 13 Organisé. Ispirate dalla strada e dalle comunità che popolano Marsiglia, queste parole fanno da ponte tra i quartieri della città mediterranea.

Quale linguaggio, del rap o della strada, alimenta l’altro? In qualche modo è questa la domanda che si è posta Lauren Hartmann, una studentessa di laurea magistrale in Scienze del Linguaggio di Aix-Marseille Université. Senza essere lei stessa un’appassionata del genere ha però saggiamente condotto una ricerca da linguista interessandosi al rap marsigliese contemporaneo attraverso le ordinarie pratiche locali: usi, circolazione, cambiamento linguistico, per riprendere il titolo della sua tesi di 235 pagine. Per compiere questo lavoro, Lauren Hartmann si è concentrata sull’ascolto dell’album 13 Organisé che ha analizzato dopo averlo contestualizzato rispetto alla vecchia scuola di rap. «Ha completato l’analisi dei testi delle canzoni con una ricerca di campo incontrando circa un centinaio di liceali provenienti da contesti sociali e quartieri completamente diversi» precisa il suo relatore di tesi, il professore associato in Sociolinguistica, Médéric Gasquet-Cyrus. Il ricercatore intende incoraggiare la sua studentessa, attualmente in Canada, a pubblicare in futuro un articolo su questo lavoro in una rivista scientifica.

Un misto di lingue al servizio dell’arte musicale. Prima osservazione: ogni lingua utilizzata nei testi dell’album, che si tratti di francese, inglese, comoriano, arabo, spagnolo, italiano o marsigliese, ricopre una funzione precisa. «L’uso dello spagnolo, per esempio, invita a far festa, apportando una tonalità latina ai pezzi, l’inglese dà una dimensione internazionale, l’arabo invece più locale» sostiene il ricercatore. «Ma tutte queste lingue s’intrecciano prima di tutto al servizio dell’arte musicale, per apportare un effetto stilistico e un certo flow». Successivamente, resta da chiedersi se i giovani marsigliesi conoscano queste parole perché le utilizzano già o perché le ascoltano nelle loro canzoni preferite. Licei pubblici, privati, professionali o generalisti, situati nei quartieri più agiati o popolari, Lauren Hartmann è andata ovunque in città per interrogare i giovani. Ha sottoposto loro una lista di dodici parole presenti nell’album: dall’arabo (deuh, stancarsi; temeniker, fare finta; belek, fai attenzione; ma3lich, non fa niente), dal comoriano (gari, auto; vura, fumare; mapesa, soldi; léwé, essere ubriaco), dallo spagnolo (mala, festa), dal bambara parlato soprattutto in Mali (wari, soldi), dal francese di Marsiglia (gâtée, mia cara) e dal romani (gadji, ragazza).

Dai questionari emerge una conoscenza e un uso eterogenei di questo lessico a seconda dei contesti sociali e dei quartieri. «Se tutti conoscono naturalmente il significato della parola gâtée a Marsiglia, le parole straniere sono conosciute e utilizzate di più nei quartieri popolari» sottolinea Médéric Gasquest-Cyrus. Le risposte dei liceali mostrano che c’è globalmente una strategia di appropriazione di questo vocabolario per integrarsi nella comunità marsigliese. Questo linguaggio ha la caratteristica di non essere per niente escludente, anche per i giovani dei quartieri più chic, che sono ben coscienti che ad ogni registro corrisponde una distribuzione socio-geografica nella città e che, se non utilizzano spontaneamente queste parole nel loro quotidiano, altri giovani in altri quartieri invece lo fanno.

Detto in altre parole, la trasmissione delle parole si rivela circolare tra il rap e la strada e costituisce un elemento «di federazione e arricchimento» a Marsiglia. «Se seguiamo l’ipotesi in base alla quale i rapper parteciperebbero all’elaborazione di un repertorio linguistico dei giovani individui agiati, sembrerebbe possibile che i fenomeni di crossing linguistico e di stilizzazione si manifestino negli usi di questi ultimi» scrive Lauren Hartmann. Chi l’avrebbe mai detto? Con il loro successo, gli album di Jul2 contribuiscono così, senza volerlo, a costruire un ponte tra mondi che altrimenti non entrerebbero mai in contatto. Facendo arrivare nei quartieri agiati le parole provenienti dalla strada e che nascono nelle comunità che compongono la città, il rap marsigliese permetterebbe a suo modo di ricucire un territorio fratturato e di creare un terreno comune alla gioventù locale.

Collectif Bande Organisée Version Féminine

Una giovane ricercatrice italiana si concentra sul flow e sui testi delle rapper marsigliesi

Per spiegare la sua tesi di dottorato su Rap e Mediterraneo (che dovrebbe discutere quest’anno all’Università di Sassari, in Sardegna) Sara Federico3 ha scelto di condurre un’analisi sociolinguistica e di genere delle pratiche artistiche a Marsiglia.
Adolescente, faceva rap e parlava in napoletano, «ma non era ben visto per una ragazzina in un paesino del sud Italia e ho smesso molto presto», spiega Sara Federico. Smesso molto presto… per riprendere ancora meglio. Dimostrando un interesse naturale per «la produzione artistica (letteratura, musica, teatro, arte contemporanea) delle voci cosiddette ‘minoritarie’ per ragioni legate al genere, ma anche all’origine, alla classe ecc..», la giovane dottoranda in Lingua e traduzione francese all’Università di Sassari ha scelto di lavorare sulle questioni di genere nel rap «incontrando delle giovani donne mediterranee, come me, che fanno del loro vissuto, a volte doloroso e violento, un’arte e che sono determinate a tracciare la propria strada d’artiste».

Ed è verso Marsiglia che il suo sguardo si è rivolto naturalmente per condurre un’analisi sociolinguistica e di genere delle pratiche artistiche delle rapper. «Gli studi sui linguaggi giovanili in città hanno spesso utilizzato la lingua del rap come oggetto d’analisi, ma raramente gli esempi erano estrapolati dalle discografie meno visibili delle rapper» spiega Sara Federico, ricordando che se «il rap è considerato machista e sessista, è anche vero che le donne hanno contribuito alla creazione del movimento hip hop dalle sue origini».

Per condurre questo studio, Sara Federico per prima cosa ha individuato una trentina di artiste attive nella regione e si è concentrata su circa quindici di loro: «Keny Arkana, Soumeya (che ha partecipato alla serie Netflix ‘Nouvelle école), Khara (sicuramente l’artista che ho seguito di più), Lau Rinha, Lansky Namek (molto conosciuta come tifosa appassionata della squadra di calcio Olympique Marseille e per il suo impegno sociale con i giovani), o ancora, nel centro storico, molte altre giovani rapper emergenti come La Mâle, Dilome, Kaina/Pussykopat e, sui social, Amalia (presente al Delta Festival della scorsa estate), Saaphyra e Tehila Ora, due delle otto rapper che hanno partecipato a Bande Organisée Version Féminine che continuano le loro carriere da soliste». In un anno, dall’ottobre 2021 al settembre 2022, le ha seguite nella loro quotidianità d’artiste, sul palco e dietro le quinte, tessendo legami e conoscendole meglio.

Allo stesso tempo, ha analizzato il flow e i testi delle loro canzoni, reperendo «i prestiti da altre lingue (inglese, arabo, spagnolo, italiano, romani, francese di Marsiglia), le parole dell’argot e del verlan4», ma anche la ricorrenza «di temi comuni che emergono nelle canzoni, come i riferimenti alla città di Marsiglia e al fatto di essere donne che fanno rap». Le prime conclusioni della ricerca mostrano «una grande varietà ed eterogeneità delle pratiche», ogni rapper cerca in modo più o meno esplicito, più o meno militante o estetico «di portare avanti le istanze che gli sono più care» fa notare la ricercatrice. «Al contrario di quello che dicono i media, non esiste un ‘rap femminile’, ma solamente delle artiste donne che fanno rap» e che per ottenere legittimità in un contesto che le vede minorizzate adottano «pratiche linguistiche tipiche della loro generazione e perciò simili a quelle dei loro colleghi, inscrivendosi così nelle caratteristiche del rap game senza distinzione».

1. Questo articolo è stato pubblicato sul giornale marsigliese «La Provence», il 14 gennaio 2024; la traduzione è a cura della nostra redazione.
2. Ad oggi è forse il rapper marsigliese più famoso in Francia e in Europa. Ideatore del progetto 13 Organisé, album che ha visto la partecipazione di quasi 50 rapper marsigliesi e il cui singolo, Bande Organisée, ha ottenuto con una rapidità senza precedenti nella storia della musica francese, il doppio disco di diamante.
3. Sara Federico (Sorrento, 1994) dopo la formazione linguistica all’Università di Bologna (Forlì) e all’Orientale di Napoli, ha svolto per un anno uno stage di ricerca dottorale all’Università Aix-Marseille (Prof. Médéric Gasquet-Cyrus) nel corso quale ha anche assistito Lauren Hartmann nella sua ricerca di campo. Per Mesogea ha tradotto il libro di Gilles Del Pappas Massalia Dreams (2023).
4. Fenomeno linguistico tipicamente francese, che prevede l’inversione (l’envers = verlan) delle sillabe di una parola adattate poi foneticamente, ma che ha ormai contagiato anche gli artisti italiani.

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