Ricordando Vincenzo Consolo, dieci anni dopo…

 La memoria si fa labirinto quando cerchi di costringerla nel computo degli anni, così sembra incredibile che ne siano passati dieci dal giorno in cui Vincenzo Consolo è scomparso. Come sembra incredibile che, a differenza di allora, oggi non sia più con noi neppure la sua Caterina, che ci rasserenava pensare instancabile nell’attendere alle carte del nostro amico scrittore.

Dell’idea di una casa editrice dedicata al Mediterraneo Vincenzo seppe tra i primi, quando ancora quella casa non aveva un nome, verso la fine degli anni Novanta. Ne parlavamo quando tornava in Sicilia e ci ritrovavamo intorno a un suo libro, o a un convegno, una premiazione o una cena tra amici per il semplice piacere di stare insieme. Che al nostro sogno di far libri su questa parte di mondo Vincenzo avrebbe contribuito sembrò a tutti naturale e da subito il suo nome fu nel comitato editoriale. Tra i primi libri di Mesogea usciva, nel 2000, Rappresentare il Mediterraneo – Lo sguardo italiano, lui c’era con un suo racconto, a fianco a un saggio di Franco Cassano, e anche se altri libri suoi non fecero in tempo ad aggiungersi nel catalogo che s’andava componendo, tra i ‘libri degli altri’ Vincenzo c’era ed è rimasto: nelle pagine che accompagnano Cutusiu di Nino De Vita, nella conversazione in Sicilia con Silvio Perrella, In fondo al mondo. Nelle pagine, certo, ma non solo, nei seminari di Mesogea, nelle chiacchierate al telefono, nelle lettere, e in tutto ciò che anche senza documentazione scritta passa tra amici che stanno lontano ma lontani non si sentono mai.

Intanto però, in questi dieci anni, quella lontananza s’è fatta mancanza, che è un’altra cosa: quella che sentiamo, per esempio, quando di certi orrori che continuano nel presente ci viene voglia di sapere lui che direbbe, come lo racconterebbe, e invece di metter mano al telefono o alla penna, che ormai non servirebbero, andiamo alle nostre librerie, a cercare la sua voce (e forse un po’ anche la nostra) nelle pagine che ci ha lasciato.

Torneremo a parlare di Vincenzo Consolo, nel corso di questi mesi, in occasione di iniziative a cui stiamo lavorando e di cui presto vi daremo notizia, nel frattempo mettiamo a disposizione un filmato tratto dall’archivio di Mesogea.

Vi consigliamo, infine l’ascolto di uno splendido album della cantante Etta Scollo, il cui titolo, Lunaria, è preso a prestito da un racconto di VIncenzo Consolo. Qui potete leggere qualcosa di più.

La memoria si fa labirinto quando cerchi di costringerla nel computo degli anni, così sembra incredibile che ne siano passati dieci dal giorno in cui Vincenzo Consolo è scomparso. Come sembra incredibile che, a differenza di allora, oggi non sia più con noi neppure la sua Caterina, che ci rasserenava pensare instancabile nell’

a memoria si fa labirinto quando cerchi di costringerla nel computo degli anni, così sembra incredibile che ne siano passati dieci dal giorno in cui Vincenzo Consolo è scomparso. Come sembra incredibile che, a differenza di allora, oggi non sia più con noi neppure la sua Caterina, che ci rasserenava pensare instan

a memoria si fa labirinto quando cerchi di costringerla nel computo degli anni, così sembra incredibile che ne siano passati dieci dal giorno in cui Vincenzo Consolo è scomparso. Come sembra incredibile che, a differenza di allora, oggi non sia più con noi neppure la sua Caterina, che ci rasserenava pensare instana memoria si fa labirinto quando cerchi di costringerla nel computo degli anni, così sembra incredibile che ne siano passati dieci dal giorno in cui Vincenzo Consolo è scomparso. Come sembra incredibile che, a differenza di allora, oggi non sia più con noi neppure la sua Caterina, che ci rasserenava pensare instan

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