Descrizione
Viene presentata una cinquantina di poesie che costituiscono un itinerario quasi ragionato, almeno per scansioni cronologiche, della produzione trentennale di Paljetak, dai tempi della sua divertita ironia e autoironia giovanile alle più meditate prove della sua saggezza critica che non rinuncia a collocare nella forma poetica le meditazioni sulla vita. Nel corpo della raccolta spiccano i componimenti dedicati, in tempi diversi ma assai più ravvicinati, all’intramontabile attrazione della città di Venezia alla quale il poeta di Ragusa (in crooato Dubrovnik) offre l’entusiasmo e l’ammirazione dell’uomo adriatico che sente ad ogni impatto con le pietre e la laguna, la splendida, quanto decadente, superiorità del passato. Compaiono, inoltre, alcuni versi scritti direttamente in italiano, come prova di una vena sperimentale, quasi continuazione della secolare promiscuità linguistica delle due sponde del Golfo di Venezia.
Nei passi miei
entravano pian piano i passi antichi, saggi
consigli dandomi e mesti, nemmeno il barman
all’angolo mi seppe dire perché così si chiamasse
quella calle …
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