Descrizione
PREMIO ACHILLE MARAZZA 2011
«Tradurre di nuovo, ancora una volta, l’Iliade? E perché no?» scrive Luigi Spina «Sbrinare i classici, come proponeva un grande storico dell’antichità, Moses Finley, è un’operazione che, anche se non può riprodurre le condizioni socio-letterarie della composizione, può almeno aspirare a creare una relazione viva di ricezione. Omero va dunque, prima ancora che studiato, ascoltato, e quindi letto ad alta voce. La capacità descrittiva, ecfrastica, dei versi del poeta, l’arte di ‘mettere sotto gli occhi’ i mille volti e luoghi di un tempo passato, trasformando l’ascoltatore in uno spettatore, è, a mio parere, uno dei compiti imprescindibili del traduttore omerico».
L’Iliade che possiamo leggere e ‘ascoltare’ ancora una volta in queste pagine è stata tradotta da Daniele Ventre che – dopo essersi occupato della lingua e delle strutture narrative del Satyricon di Petronio e degli autori del romanzo greco, da Caritone di Afrodisia a Eliodoro di Emesa – ci dà un saggio della sperimentazione e della ricerca che da anni conduce sulle possibilità di una versione isometrica dell’epica greca arcaica.
Come fra gli astri una stella balugina in seno alla notte,
Vespro, la luce più chiara che mai si sollevi nel cielo,
tale brillava la punta aguzza che Achille brandiva
nella sua destra, tessendo ad Ettore splendido morte…
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